Se fino qualche anno fa poteva sembrare fantascientifico, oggi sentire parlare di robot collaborativi mobile all'interno di un ambiente logistico come un magazzino o di uno produttivo come una fabbrica non suona affatto strano. Anzi, sono sempre di più le realtà imprenditoriali, di qualsiasi dimensione e tipologia, che hanno scelto di avvalersi dei cobot (collaborative robots) per aiutare i propri lavoratori nello svolgimento di attività ripetitive e faticose.
Li sentiamo chiamare in tanti modi "robot collaborativi", "cobot", "AMR" quindi conviene fare un po' di chiarezza. Va innanzitutto chiarito che col termine "Cobot" (Collaborative Robots) si fa riferimento a qualsiasi tipo di robot collaborativo, sia esso mobile, fisso o antropomorfo, mentre in questa sede ci soffermeremo sui cobot noti come AMR (Autonomous Mobile Robots) o robot collaborativi mobile, in grado di muoversi autonomamente per collaborare con le persone, non sostituirle. In pratica i robot collaborativi aiutano le persone a svolgere i loro compiti. Tenendo conto di questa doverosa premessa possiamo ora utilizzare i termini appena citati come sinonimi. Le caratteristiche principali dei robot collaborativi sono quelle di trasportare carichi (anche fino a 1500 kg, il peso di un pallet pieno) da un punto all'altro in totale autonomia, a velocità anche sostenute (fino a 1.8 m/s) e in totale sicurezza, arrestandosi in caso di pericolo per le persone. Inoltre, i robot collaborativi mobile più evoluti, come i modelli Omron, hanno una autonomia che può durare anche fino a 15/16 ore, praticamente due turni di un lavoratore, senza stancarsi mai: un partner molto apprezzabile per qualsiasi addetto alla logistica o alla produzione.
Prima della pandemia usare i robot collaborativi in magazzino o in fabbrica veniva visto come un primo passo verso un futuro ancora relativamente lontano, ma purtroppo questa distanza temporale è stata letteralmente cancellata dalla situazione emergenziale in cui il mondo si è ritrovato. Si trattava, in ogni caso, di un percorso già segnato che, però, nel giro di pochi mesi è diventato un passaggio obbligato per le aziende che non possono più permettersi di non avere livelli di efficienza e produttività elevatissimi.
La spinta decisiva è arrivata dall'esplosione totale dell'e-commerce. Il periodo del lockdown ha, infatti, portato i fruitori abituali di questo canale di vendita ad utilizzarlo sempre di più e soprattutto, complici i negozi chiusi e le preoccupazioni per i contagi, ha attirato a sé una larga fetta di persone che fino ad allora non effettuava acquisti on-line. Il risultato è stato subito visibile con un aumento degli acquisti via e-commerce del +146% nei primi mesi del 2020, un valore enorme se si pensa che dal 2010 al 2019 questo canale di vendita aveva fatto registrare una crescita costante del 10% annuo. In pratica, i magazzini si sono ritrovati, dall'oggi al domani, a lavorare tutti i giorni ai ritmi forsennati tipici delle festività o del Black Friday e a dover soddisfare clienti sempre meno pazienti e sempre più abituati a consegne rapidissime. La prima azione a venire in mente per fronteggiare questa esigenza potrebbe essere quella di aumentare il personale e il numero degli addetti. Questa strada però è difficilmente percorribile per due motivi; il primo è un aumento dei costi fissi nel lungo periodo in un periodo non esattamente semplice per qualsiasi azienda, il secondo è la necessità, per ora attuale ma quasi certamente anche futura, di garantire il distanziamento sociale tra i lavoratori. Una corsia di un magazzino non può essere sovraffollata di persone, mentre un robot può tranquillamente stare a pochi centimetri dalle persone. In questo scenario così impegnativo, i robot collaborativi mobile rappresentano l'unica scelta vincente possibile.
Ma allora cosa possono fare questi robot collaborativi mobile? Molto più di quello che si pensa. Per esempio, vediamo come cambia uno scenario tipico di picking di magazzino utilizzando o meno i robot collaborativi mobile:
Per svolgere questa attività in un magazzino "old school", senza cobot, un operatore, attrezzato con carrello manuale, deve muoversi all’interno delle corsie prelevando, articolo per articolo, la merce sulla base di un ordinativo del cliente, dalla prima all’ultima riga della commessa. Di conseguenza, la merce sarà disponibile per il confezionamento soltanto quando l’operatore avrà terminato il prelievo dell’intera commessa e avrà portato il carrello nella zona dell'imballaggio. Quando questa attività sarà conclusa, ripartirà poi per una nuova operazione di prelievo.
In un magazzino attrezzato con una flotta di robot collaborativi, invece, un cobot raggiunge l'operatore nel corridoio, lui inserisce l prodotti prelevati nei contenitori trasportati dal robot e lo invia sulla linea di confezionamento o verso un’altra area di prelievo e mentre il robot porta i prodotti prelevati, lui continua i prelievi avvalendosi di un altro robot ,e così di seguito. Confrontando i risultati della stessa attività di picking, svolta con modalità diverse, non rimane alcun dubbio: se una commessa sviluppata esclusivamente da una persona dura, per esempio, 1 ora, con una flotta di 3 o 4 robot potrebbe durare 15/20 minuti: questo significa un notevole miglioramento in efficienza, dovuto ad un abbattimento del tempo/ciclo.
Arrivati a questo punto i vantaggi che i robot collaborativi mobile possono portare alle aziende che decidono di utilizzarli iniziano a essere già abbastanza chiari, tuttavia possiamo provare a sintetizzarli di seguito:
Questi sono solo alcuni dei tanti motivi per cui già oggi è necessario dotare la propria azienda di uno o più robot collaborativi mobili, consentendole di rispondere in maniera eccezionale alle nuove sfide che il mercato le ha posto (e continuerà a porle) difronte senza alcun preavviso, perché l'unico modo per entrare nel futuro è farsi trovare già pronti quando questo arriverà.