Riforma della Pubblica Amministrazione: il WiFi diventa obbligatorio per uffici, scuole, biblioteche e sportelli pubblici. Via libera definitivo alla delega sulla riforma della Pubblica amministrazione. Il provvedimento, festeggiato dal premier Matteo Renzi con "un abbraccio agli amici gufi" a voler evidenziare un nuovo passo nel percorso delle riforme strutturali, introduce una serie di novità che, con l'approvazione dei decreti attuativi, hanno l'ambizione di rivoluzionare il rapporto fra Stato e cittadini: dall'apertura degli archivi pubblici via web al silenzio-assenso che impone tempi rapidi per la concessione delle autorizzazioni, fino al numero unico per le emergenze, il 112, al libretto unico per la proprietà e la circolazione delle auto, l'accorpamento del Corpo forestale in un altro corpo di polizia e la creazione di reti WiFi per il cittadino.
Silenzio-assenso: Arrivano tempi certi per le autorizzazioni che deve concedere la pubblica amministrazione: dopo 30 giorni, 90 in alcuni casi, in caso di mancata risposta, via libera per l'opera oggetto della richiesta di autorizzazione.
WIFI obbligatorio
Wi-Fi negli uffici pubblici: diventa un servizio obbligatorio, che dovrà essere presente dalle scuole alle biblioteche, fino agli sportelli aperti al pubblico. Dopo la chiusura degli uffici le reti wifi dovranno diventare "hotspot" al servizio dei cittadini.
Niente più zone d’ombra, internet arriverà in tutti i presidi dello Stato, dalle scuole alle ASL e non solo.
A stabilirlo è la Carta della cittadinanza digitale, che apre la riforma della Pubblica Amministrazione. «Garantire la disponibilità di connettività a banda larga e l’accesso alla rete presso gli uffici pubblici e gli altri luoghi che, per la loro funzione, richiedono» il collegamento al web. Così recita il nuovo articolo uno, come riformulato dal relatore, del disegno di legge delega sulla P.a.
Per ora è un principio, sarà poi un decreto legislativo del governo a dare piena applicazione alla regola. Ma anche qui il testo dell’emendamento diventa più stringente, accorciando i tempi massimi per i decreti attuativi a un anno, prima era un anno e mezzo, dall’approvazione del ddl. Sempre che la proposta presentata dal relatore del provvedimento, Giorgio Pagliari (Pd), passi immune l’iter parlamentare.