Sostenibilità è la parola d’ordine per tantissime aziende in questo periodo. Tutte, per fortuna, cercano di ridurre il proprio impatto ambientale per vari motivi. Il primo è sicuramente un impegno etico verso il pianeta che ci ospita e le generazioni future, il secondo è la necessità di adeguarsi a normative sempre più sensibili a questa tematica. Vi è poi un terzo motivo, di natura più prettamente commerciale, che è quello di soddisfare le richieste dei propri clienti che, sempre di più, preferiscono produttori e fornitori attenti alla sostenibilità.
Un ruolo fondamentale in questo senso lo riveste il packaging del prodotto che, sempre di più deve essere sostenibile da un punto di vista ambientale. Packaging sostenibile vuol dire che un imballaggio ha un impatto basso o, ancor meglio, nullo sull’ambiente. La sostenibilità dell’imballaggio, però, può declinarsi in diversi modi e riferirsi a vari aspetti. Per esempio, può riferirsi alla composizione materiale dell’imballo, cioè alle materie prime di cui è composto fisicamente. Può fare riferimento ai processi produttivi che hanno portato alla sua realizzazione e all’impatto ambientale di questi, per esempio in termini di emissioni di CO2. Ancora, può riguardare le sue potenzialità in termini di riciclabilità e riutilizzabilità, ovvero se un determinato packaging (o più precisamente le sue componenti) può essere riciclato, e se sì in che percentuale, oppure riutilizzato, e se sì quante volte.
Riassumendo quanto visto finora, la sostenibilità del packaging si può “misurare” in base alle seguenti caratteristiche:
I materiali con cui sono realizzate le confezioni rivestono un'importanza cruciale per stabilire l’effettivo grado di sostenibilità dell’imballo. Le prime tipologie di materiale in questo senso sono sicuramente il cartone e la carta perché facilmente riciclabili, riutilizzabili con le dovute accortezze, biodegradabili e, al tempo stesso, resistenti. Inoltre, le scatole in cartone ondulato spesso sono realizzate, interamente o in parte, con materiali riciclati. Anche altri materiali però possono essere considerati sostenibili. Per esempio il vetro e l’alluminio, perché sono pienamente riciclabili e, soprattutto, perché sono riutilizzabili davvero tante volte. Una bottiglia di vetro, per esempio, può avere un ciclo di vita molto più lungo del liquido che contiene nel suo primo utilizzo. E, come detto, una volta esaurita la sua capacità di riutilizzo potrà essere pienamente riciclata. Ci sono poi altri materiali, relativamente nuovi, che ben si prestano alla realizzazione di packaging sostenibili. Per esempio la bioplastica o la plastica biodegradabile che si decompone dopo poche settimane, o ancora materiali di origine vegetale come alghe o fibre particolari.
L’errore più banale che commettono tante aziende è quello di sforzarsi di trovare la soluzione più sostenibile per il packaging, trascurando una sua componente fondamentale: l’etichetta.L’etichetta di un prodotto o di un imballo logistico va considerata a tutti gli effetti come parte integrante del packaging. Si pensi per esempio a quando acquistiamo un prodotto online. Questo ci arriva perfettamente imballato in una confezione di cartone (magari pienamente riciclabile) ma sopra di essa c’è applicata un’etichetta logistica in carta termica. Tutti sappiamo quanto sia difficile (e seccante) separare completamente il cartone e l’etichetta per differenziarli separatamente, dal momento che l’etichetta in carta termica non va nella raccolta della carta ma tendenzialmente in quella indifferenziata. Il risultato è che molte persone lasciano l’etichetta applicata al cartone e gettano tutto nello stesso cassonetto, vanificando in un istante tutto il lavoro fatto. Eppure basterebbe utilizzare etichette sostenibili per risolvere a monte il problema. Oggi, infatti, esistono tantissime tipologie di etichette che, proprio come avviene per gli imballi, hanno un impatto ambientale basso o nullo e che, esteticamente, non presentano alcuna differenza visibile con le etichette tradizionali, un aspetto fondamentale soprattutto per le etichette prodotto, in cui l’impatto visivo ha molta rilevanza.
Come detto ci sono diverse tipologie di etichette la cui sostenibilità si deve a ragioni differenti. Anzitutto abbiamo le etichette realizzate con materiale riciclato, con cui è possibile produrre etichette in carta termica, vellum o patinata ma anche film e pellicole plastiche.Ci sono poi le etichette biodegradabili, che si degradano totalmente nell’ambiente senza inquinare, e le etichette compostabili che, una volta terminato il loro compito, diventano appunto compost per i terreni agricoli.Altre etichette sostenibili sono quelle che favoriscono la riciclabilità e il riutilizzo del materiale o dell’imballo su cui sono applicate. Tra queste, le etichette removibili, wash-off o lavabili, che possono essere facilmente rimosse da materiali come vetro, alluminio, plastica e permettono di riutilizzare i contenitori composti da questi materiali o di riciclarli al 100% perché privi di residui inquinanti. Un altro aspetto da considerare è la provenienza delle materie prime con cui sono state realizzate le etichette. In quest’ottica è sempre bene scegliere etichette e materiali certificati FSC®. Questa certificazione, infatti, attesta che la carta e i materiali di origine legnosa utilizzati provengono da foreste gestite in maniera responsabile (un parametro esemplificativo è il fatto che, per ogni albero abbattuto ne viene piantato un altro).
Alfacod è parte del Gruppo Finlogic, il più grande etichettificio italiano, da sempre estremamente sensibile alla tematica della sostenibilità. Scegliendoci per le tue forniture di etichette potrai avere tutte le tipologie di etichette sostenibili di cui abbiamo parlato finora, incluse quelle realizzate con materiale FSC®, certificazione che il Gruppo Finlogic ha conseguito già dal 2019.